Attualità

Fine del legno? Questi pellet a base di fibra di cocco stanno già conquistando migliaia di famiglie

By Rosanna Marrazzo , on 8 Dicembre 2025 à 20:31 , updated on 8 Dicembre 2025 - 3 minutes to read

Il prezzo del legno sale, la polvere invade i salotti, e l’inverno non aspetta.

Ecco perché i pellet a base di fibra di cocco stanno seducendo migliaia di famiglie in Europa in tempo record.

L’idea? Trasformare un rifiuto agricolo in calore profumato che non abbatte un solo albero.

Pellet di fibra di cocco: il profumo dell’innovazione ecologica

Ogni guscio di noce di cocco contiene fibre elastiche che, compattate, danno vita a cilindri densi e asciutti. Questi cilindri bruciano lento, sprigionano un vago sentore esotico e rilasciano il 20 % in meno di ceneri rispetto al legno. Nel 2025 la Corea del Sud ha certificato che un chilogrammo di pellet di torba di cocco copre lo stesso fabbisogno termico di 1,3 kg di abete.

Come nascono i pellet di torba di cocco

La polvere ricavata dai gusci viene essiccata al sole tropicale, poi pressata senza colle. Un’unica piantagione produce rifiuti sufficienti per migliaia di tonnellate l’anno, tagliando costi di trasporto e tempi di stoccaggio. Risultato: un prezzo al sacco che resta stabile anche quando la segatura va alle stelle!

Vantaggi economici e ambientali dei pellet di cocco rispetto al legno

Primo dato che balza agli occhi: zero deforestazione. Ogni sacco sostituisce rami che non verranno mai tagliati. Non solo: la torba di cocco contiene meno umidità iniziale, quindi serve meno energia per farla partire, e la caldaia ringrazia con cicli più brevi e bollette più leggere.

Confronto reale con abete, mais e noccioli d’oliva

I test del Politecnico di Milano, pubblicati a febbraio 2025, mostrano che un appartamento medio in Val d’Isarco taglia il 12 % dei consumi passando dall’abete alla fibra di cocco. Il mais? Costa meno ma produce quasi il doppio delle ceneri e intasa lo scambiatore. I noccioli d’oliva scaldano bene, però pretendo manutenzione settimanale e filtri nuovi ogni stagione.

Quando i pellet di cocco entreranno davvero nelle case italiane

I primi carichi pilota sono già arrivati a Genova quest’autunno grazie a una start-up bavarese-veneta che li miscela con paglia di miscanthus per caldaie ibride. Le fiere di Verona e Bolzano li presentano come “il combustibile che profuma di vacanza”, e non è solo marketing: al tatto restano asciutti, non sporcano i vestiti, non graffiano le mani. Un rivenditore altoatesino ha esaurito 500 sacchi in tre giorni, segnale che la curiosità è altissima.

Incentivi, caldaie compatibili e un occhio al futuro

Il decreto Energia prevede dal 2026 un bonus del 35 % per chi sostituisce vecchie stufe a legna con modelli certificati A++ capaci di bruciare pellet di fibra di cocco. I produttori tedeschi hanno già lanciato bracieri autolubrificati che regolano l’aria in base alla densità del combustibile, riducendo il rischio di ossidazione. La sfida ora è logistica: servono hub di stoccaggio vicino ai porti per evitare che il vantaggio di costo svanisca nei camion.

Se il legno ha accompagnato l’uomo per millenni, la noce di cocco potrebbe scaldare i suoi inverni futuri. Sembra un paradosso, ma l’equatore sta salvando i nostri boschi alpini. E, diciamolo, un salotto che profuma di tropici mentre fuori nevica non è poi così male!

A 38 anni, sono una geek dichiarata e appassionata. Il mio universo ruota attorno ai fumetti, alle ultime serie TV di culto e a tutto ciò che fa battere forte il cuore della cultura pop. Su questo blog vi apro le porte del mio piccolo ‘regno’ per condividere con voi i miei highlight personali, le mie analisi e la mia vita da collezionista

Partager cet article :

Comments

Leave a comment

Your comment will be revised by the site if needed.