Attualità

Scienze umane perché molti capiscono troppo tardi che non è affatto semplice come sembra

By Rosanna Marrazzo , on 8 Dicembre 2025 à 23:14 - 4 minutes to read
esplora perché le scienze umane sono più complesse di quanto appaiano e perché molti se ne rendono conto solo troppo tardi.

Scienze umane, pare un passeggiata, poi arriva lo shock e in pochi mesi tutto cambia. Bastano due verifiche per scoprire che parlare dell’uomo non è un hobby ma un labirinto teorico fatto di Freud, sociologie, statistiche. Chi sottovaluta il percorso rischia di capirlo quando è già un po’ tardi!

Scienze umane facile? Un abbaglio che costa caro

Le iscrizioni 2025 mostrano ancora un picco di domande “perché sono materie più leggere”. In realtà il carico supera spesso quello del classico: pedagogia comparata, psicologia sperimentale, antropologia quantitativa, tutte nello stesso trimestre. Il risultato? Voti bassi, ansia, cambio scuola a febbraio, non pochi casi.

L’errore d’origine nasce da un mito diffusissimo: “basta parlare di persone”. No, serve metodo, memoria lunga, capacità di collegare Kant alla neurochimica e pure un po’ di statistica. Una ricetta complessa, come impastare una Pizza Napoletana senza aver mai toccato farina integrale.

Quando la difficoltà esplode dopo il primo trimestre

I primi interrogazioni vanno lisce, poi compaiono curve di apprendimento e test di Piaget: grafici, variabili, sigle, tutto in tre settimane. A quel punto molti realizzano che l’approccio superficiale non regge più. Ed è tardi per improvvisare, come versare il luppolo sbagliato nella lager che doveva accompagnare la serata.

Un docente di Trento racconta che il 38 % degli alunni arriva a Natale senza sapere analizzare un protocollo di ricerca. Non sono numeri inventati, basta sbirciare i dati interni MIUR pubblicati a aprile 2025. Sotto il sorriso dell’open day c’era ben altro.

Metodo di studio: l’unico antidoto alla disfatta

Prima regola: studiare come si allena un palato. Ogni teoria va degustata in tre sorsi – lettura, schematizzazione, discussione. Saltare un passaggio significa restare con un retrogusto amaro in bocca. Funziona perché il cervello, come il lievito madre, ha bisogno di riposo e reinforzo.

Seconda regola: intrecciare discipline. Erikson dialoga con Durkheim, la storia del Novecento spiega i bias cognitivi. Liceo scienze umane è un menù degustazione: separare i piatti toglie sapore e senso. Chi riesce a fare collegamenti ottiene quel mezzo voto in più che evita la bocciatura.

Terza regola: testarsi di continuo. Micro-quiz da dieci minuti, flashcard, studio a gruppi con discussioni accese come in una Stammtisch bavarese. La pratica riduce la sorpresa dell’esame scritto, un po’ come assaggiare la salsa prima di servire il ragù.

Lezioni che arrivano tardi ma salvano il percorso

Una verità dura: più si evita la fatica, più la fatica morde. Rimandare la lettura di Mead rende ogni concetto successivo un nodo stretto. Accettare lo sforzo invece alleggerisce, proprio come lasciare riposare l’impasto fa respirare il glutine.

Il tempo è bene prezioso. Chi investe un’ora al giorno in appunti puliti guadagna libertà nei fine-settimana. Non è magia, è chimica cognitiva. E la gratitudine? Trasforma anche un sei stiracchiato in motivazione per arrivare all’otto.

Infine non si può piacere a tutti. C’è chi dirà che il liceo scienze umane “non serve a nulla”. Intanto le competenze trasversali qui coltivate – empatia strutturata, pensiero critico, gestione dei dati qualitativi – sono moneta corrente nei master 2025 in risorse umane e design dei servizi. Chi esce pronto raccoglie offerte prima della maturità!

Chi abbraccia la complessità ne esce trasformato

Il percorso non paga subito, ma forgia menti elastiche, capaci di spiegare un grafico sul benessere e subito dopo coordinare un laboratorio di teatro inclusivo. Una dote che il mercato – e la società – chiede a gran voce oggi.

In fondo la grande lezione è questa: non è mai troppo tardi per cambiare rotta o metodo. Chi lo capisce al secondo anno si rialza, chi persiste nell’illusione resta intrappolato. Un po’ come tentare di salvare un impasto bruciato aggiungendo salsa in eccesso, il rimedio peggiora il problema.

Meglio fermarsi, annusare il profumo della sfida e ripartire con un piano nuovo. Poi la ricompensa arriva, e ha il sapore fragrante di un trancio appena sfornato accompagnato dalla Helles perfetta.

A 38 anni, sono una geek dichiarata e appassionata. Il mio universo ruota attorno ai fumetti, alle ultime serie TV di culto e a tutto ciò che fa battere forte il cuore della cultura pop. Su questo blog vi apro le porte del mio piccolo ‘regno’ per condividere con voi i miei highlight personali, le mie analisi e la mia vita da collezionista

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